Diario

Per i primi nove anni della mia vita, tutti gli 11 agosto, li ho passati con mio padre e mia madre ad Oropa, fra il prato delle oche e il laghetto del Mucrone. In mano le bolle di sapone ed un gioco da pochi denari. Era così bello quel gioco.

Oropa.
Stanza n 12 nel santuario nuovo.
Due letti matrimoniali.
Uno per i bimbi: tutti insieme.
Uno per la coppia di adulti che li badava.
Il fornelletto a gas ed una piccola dispensa fatta con la rete antimosche.
Il bagno comune in fondo ad un corridoio buio. A me, così piccola, sembrava ancora più lontano, ed ancora più buio. 

Si partiva da casa subito dopo la mezzanotte per prendere la stanza migliore. Il santuario era meta di vacanze per le famiglie di operai delle provincie: Novara, Vercelli, ma anche Torino… non si poteva prenotare e c’erano code lunghissime davanti all’ufficio ospitalità. Noi aspettavamo il ritorno del papà con le chiavi, nella 1100 famigliare in mezzo a valige e verdure.

15 gg con i nonni.
15 gg con la mamma e il papà.
I primi erano all’insegna del ‘niente assoluto’: cibo, nanna, prato delle oche, tutt’al più passegiatona alla galleria Rosazza, e poi ‘Quo Vadis’ alla sala del cinema, il latte comprato sfuso, gli odori delle mucche portate al pascolo, le coccole della nonna. L’immancabile messa quotidiana.

I secondi erano più che straordinari. Per noi che abitavamo in una casa con ambienti comuni insieme ad i nonni, stare da soli con mamma e papà era una cosa da Re. Ce li gustavamo tutti fino in fondo. Li aspettavamo tutto l’anno. Per quanto volessimo un bene dell’anima ai nonni, avevamo fame di “star da soli” con i nostri genitori, e averli tutti per noi era gioia pura. Coccole, mano nella mano, in braccio, ogni giorno una gita lunga. Stupendo.

Io piccola, minuta e silenziosa. 
Stavo dove mi mettevano, con il rischio di dimenticarmi. Ricordo intere flotte di maschi che a turno mi portavano sulle spalle: il Giovanni sargent, Antonio il Commercialista, il mio papà…
Imparai a leggere abbracciata alla mia mamma nel lettone, stanza 12, ad Oropa, sillabando la “Famiglia Cristiana”.

Dopo qualche anno si unirono altre famiglie, altri bimbi: la 500 celeste della zia Teresa, quella bianca della Zia Maria, la Franca, la Michela ed il Beppe, la Norma e il piccolo Mauro. Suor Rosamaria da Sillavengo con tutti i ragazzi del paese.

Giorni felici.