Diario

Ti lasciai una mattina di sole a Genova in Piazza Caricamento, con il tuo secchiello di lana ed il cruscé e spingendo il passeggino con il mio bimbo piccolo piccolo mi avvicinai a Claudio Madia – ora amico ed artista stimato – per chiedere: “mi scusi signore, come faccio a fare spettacolo in strada?” e dopo un viaggio per me infinito, mi sentii rispondere “ vai e fai, scusami non ho tempo, ciao“. Con spalle curve tornai alla panchina dove eri seduta, e ti ritrovai circondata da prostitute interessate al tuo cruscé.
– “Siete poco vestite, vi prendete mal di pancia“. Dicevi. Loro ridevano e ti guardavano con tenerezza, 

Tu eri così.
Semplice e diretta.

Scambiasti il mare per la Roggia Busca
Non ti arrabbiasti neppure quando il piccolo Achille ti ammanettò e buttò le chiavi nel prato perchè “se si libera …alloooraaaa, perchè l’ho ammanettata!“… Dovettero salire i nonni con le cesoie… 

Facevi il sapone 
Guardavi le fotografie dei morti: “che se no li si dimentica”

Trippoliiii bel sogn d’amore…” – nonna è proibita sta canzone “ma no io la cantavo a scuola con le maestre” – si ma nonna ma era il 1909…. 

Insegnasti ad intere generazioni tutti a fare pipì nel prato
a gambe larghe
e il risotto della domenica con il bollito
e la pasta troppo cotta
e l’uovo trusà per colazione… 

Dal 91 al 98 abbiamo viaggiato molto. 
Tu con il tuo cruscé ed un secchiello pieno di lana
Io con il mio bambino piccolo piccolo e la voglia di vivere del mio mestiere.

Io senza soldi.
Tu che non eri mai uscita dal paese, pagasti
benzina ed autostrada con “la pensione d’accompagnamento”.
Tenendomi per mano.

Eri cosi: semplice e diretta.
Ed io ti somiglio. Dicono.