10 marzo 2020 h 4,00 Post notturno.
Mi sveglio di colpo come durante le scosse del terremoto. Non sono sudata. Mi manca il fiato. Non dormirò per tante altre ore. Il mio corpo mi lancia messaggi d’allarme. E’stato allenato nelle infinite notti con i figli e la lupa sul camper: quando sono in allerta mi procura uno stato di veglia continua.
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Ora lo sono.
C’è una grande emergenza sanitaria. Concreta. Reale.
Il focus di tutti è sulla salute delle persone.
Necessità di uno stop.
Tremendo.
Tutto chiuso.
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Sto bene. Stiamo bene. Al momento.
Ma non faccio più parte del sistema produttivo. Al momento è una certezza.
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Non so quando tornerò a farne parte. Annullate tutte le date di maggio. Con il silenzio sono arrivate le disdette di giugno. Luglio è troppo in là. Siamo solo i primi di marzo, sono ferma dal 23 febbraio. A riprendere un flusso lavorativo ci metterò un anno. Mi fa male solo il pensiero.
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Sappiamo quanto sia bella la vita in famiglia. In casa. Spesso ne abbiamo goduto fra un viaggio ed un altro. Sappiamo quanto sia un toccasana un libro, della buona musica, potersi dedicare alla cura del giardino, a dipingere la casa, riordino degli armadi, la cura degli oggetti scena, il ripristino dei mezzi.
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Abbiamo passato la giornata reggendo una serenità. Sorridendo fra di noi. Chi ha fatto raccolta fogliame nel giardino, chi ha guardato serie tv, chi ha cercato di rendere bella la nostra vita cucinando un risotto ai funghi, chi come me ha progettato per il 2025.
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Per la prima volta mi sento senza rete.
La mente va a cercare ricordi: i canti in oratorio, le preghiere della Nonna Cattarinin a Santa Rita da Cascia, la Santa degli impossibili, la partenza in notturna della Mamma per Oropa a piedi. E sorrido. Sono nata in una famiglia cattolica praticante. La preghiera è stata un fondamento della mia infanzia.
Sorridendo recinto il mio credo:
Credo nell’altro diverso da me.
Nella sacralità della sua vita.
Nell’atto potente del darsi la mano
Nello stato di grazia di un abbraccio
Nel cenare insieme
Credo nella ricchezza dell’incontro
E Credo che TU avresti dovuto stare a casa prima:
- mollato sto spritzon? con le tue ditina ci faremo lo Shangai.
- tolto gli sci dai piedi? rimesso in moto il neurone e portato l’auto a casa?
- ma sopratutto lavati il blu dalla faccia e togliti sto vestito da puffo e torna a casa, che 2 sberle ben infilate se ti incontro te le dò.
Amen.
#iosonoacasa
#oraseiacasanchetu
#andràtuttobene?